La consegna è di costruire un breve componimento in versi che si chiudano con una parola differente in una sola lettera – vocale o consonante che sia – dalla parola che chiude il verso precedente e quello successivo.
Esempio:
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
Sul quale mi ruppi un giorno il collo
Cadendo e rotolando come un pollo
Mi ritrovai sulla testa un grande bollo
Mi rialzai improvvisando un ballo
Che mai avrei pensato così bello.
C’è una vecchia pazza
Vestita d’una pezza
Che intinge la pizza
Nell’acqua di una pozza
Aiuto! Che puzza!
—
Ho un amico caro
Che dorme con un cero
Il suo nome è Ciro
E canta in un coro
Ma non me ne curo
A Natale ero a cena con un matto
che aveva portato anche il suo gatto
quando è accaduto uno strano fatto:
“Ti svelo un segreto, ma solo ad un patto”,
mi ha detto il gatto, “prometti, mano sul petto!”
“Prometto!!” gli ho detto.
“Stanotte” continua il gatto “prima di andare a letto
guardati allo specchio e respira lento.
Mettiti una barba bianca sul mento
e copriti le spalle con un rosso manto.
Poi chiediti se può chiamare il mio padrone matto
colui che ora sta parlando col suo gatto.”
Me ne vado tutta Sola
Ad arrostirmi sotto il sole
Un cavallo vedo e Sello
Fatalità con me ho una Sella!
Ma scende la notte ed una Stella
Si dirige verso una lontana Stalla
Mi ricorda qualcosa, metto le gambe in Spalla
E penso: Non ho doni! Solo una Palla!
Trovo una grotta sotto una palma,
Scendo e a gattoni arrivo sui palmi
Vedo una bimba: “hey, stiamo calmi!
Non era questo che dicevano i salmi!”
Ma il progresso si sa, fa grandi salti
Le donne alla fine sostituiranno i santi
Che bravi lo sono, ma non son tanti
Son solo capaci di fare dei canti
Noi donne invece facciam pure i conti,
Siam poche, ma brave e facciamo per cento!
Re-non-miagolare
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
ove da piccolo venivo a giocare con le bolle
ridevo, correvo e saltavo sulle molle
e di emozioni ne ho provate molte
tanto che ricordo ancora tutte le singole volte
e per la nostalgia, mentre scrivo, mi cadono lacrime folte.
C’era una volta,
una bambina piccola e colta
che veniva sgridata anche quando non aveva colpa.
Amava i pomodori e la loro polpa,
il suo animale preferito era il polpo,
eppure un giorno prese un colpo.
Suo padre, uomo grande e colto,
voleva bene alla figlia, davvero molto.
Le regalò un cane dal pelo folto
anche se le urlò: “me ne fotto!
Il pollo lo voglio cotto!”
C’è una volta un vecchio naso
ma nessuno ci faceva caso.
Non aveva proprio nessun caro,
allora accese un grosso cero.
Anche gli amici erano zero
ma poi vide un gatto nero.
Scoprì poi che non era vero.
Cadde proprio giù dal pero!
Un giorno andai su Marte.
Cercai qualcuno per giocare a carte,
Intorno a me c’erano solo sarte.
Chiesi loro se fossero sante
Ma mi dissero: “siamo solo tante”
Quindi chiamai per loro un fante
Tutti insieme corremmo alla fonte
E ci lanciammo giù dal ponte.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
anche se a scalarlo mi son venute delle belle bolle,
forse sarebbe stato il caso di usare delle molle,
accidenti al mio ardito spirito che volle,
spingermi a raggiungere quella lontana valle.
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
Le persone, in autunno, hanno molte voglie
La bambina un fiore coglie
I papà aspettan sulle soglie
La fidanzata diventa moglie
Ognuno di noi uno sfizio si toglie
C’era una volta un re che viveva a corte.
Un giorno lo andò a trovare la Morte.
Il re disse lei: “Ma io mi sento ancora forte”
E lei rispose: “Novantasette candeline hai spento sulle tue torte”
Così il re si arrese: “Va bene allora, accetto la mia sorte”
Feci alla suora la pasta
“Non posso mangiarla, io sono casta!”
Allora le feci una costa
“Non posso mangiarla, è troppo cotta!
Sei matta! mi viene la gotta”
Io, stufa, le diedi una botta
C’è sulla mensola una bellissima cesta
che improvvisamente mi cade in testa
e sul pavimento resta
facendomi scoprire che contiene tutte le mie gesta.
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna col vestito blu ed il suo cane.
La osservo da lontano mentre agli uccellini lancio del pane
vedo in lei occhi tristi e mi chiedo quali siano le sue pene
probabilmente avrebbe bisogno dell’abbraccio di una persona che le vuole davvero bene.
Una cosa avevo in testa
di organizzare una bella festa
e di torta mangio una fetta
che mi fa volare fino in vetta
Quella bambina indossava una veste
con la quale andava a tutte le feste.
Era monella, una vera peste:
mangiava soltanto la pasta col pesto,
non ti lasciava mai un po’ di posto,
si nascondeva nelle botti del mosto…
Eppure le volevo bene, e molto!
Anche lei me ne voleva, glielo leggevo in volto.
Era adagiata al centro di una chiesa di Massa
tutto era pronto per la grande messa
Poi, lentamente, si risvegliò mesta
e scoppiò un’immensa festa.
Tutti narravano le sue grandi gesta
ma lei salì in macchina e inserì la sesta.
Così, all’insaputa di tutti, fuggì lesta.
Quando sto in mezzo alla gente
Immagino che nessuno mi vede e mi sente
Urlo a squarciagola contro le sante
Anche se toglierei immediatamente il disturbo in stile Dante
Non posso mangiare il pane
È come ingerire delle pale
Mi fa troppo male
Piuttosto mi butterei in mare
“Dammi mille baci,poi cento”
Io ti dico di andar lento
Che alla fine me ne pento
Troppo accollo questo,penso
Non gli trovo proprio un senso!
Il mio sogno è salire su un grande palco
ma per ora ballo al parco,
a qualcuno con cui parlo
vorrei tanto dire “Salgo e parto”
Cambia il vento,
sento
il sangue nelle vene che scorre ora è sotto il mento.
Ascolti? Non senti e io mi pento
Di ogni sguardo che ho speso per te e si è spento.
C’era una volta una TAZZA
Comprata da una donna PAZZA
Che per cucinare una PIZZA
Fece una grande PUZZA
Così pulì con una PEZZA
Soltanto un piccolo PEZZO
Perché il panno era di PIZZO