Come valutiamo?

Come si valutano gli oggetti letterari prodotti dai bambini?
Su cosa occorre portare l’attenzione in sede di valutazione?
Quali sono le abilità e le competenze in gioco nelle attività di creazione letteraria e come si misurano?

Domande complesse e, forse, senza risposte univoche. Domande, tuttavia, che costituiscono uno dei nuclei fondamentali del Corso di Didattica della Letteratura e del vasto insieme di pratiche letterarie nella scuola primaria. Provate a individuare, anche per punti sintetici, uno schema iniziale che illustri i principali aspetti presenti nella valutazione degli oggetti letterari e che costituisca una base di riflessione da approfondire, successivamente, in classe.

11 pensieri su “Come valutiamo?

  1. Come molte di noi affermano valutare “numericamente” un prodotto letterario vanifica, oso dire quasi del tutto, l’intento di avvicinare alla letteratura per il piacere che da esso se ne ricava. Per le esperienze che ho avuto modo di osservare durante il mio tirocinio l’intervento massiccio dell’insegnate sui testi è controproducente perché il bambino non riesce a trovare un modo proprio per esprimere le proprie fantasie, desideri e mondi ma cerca di conformarsi a quelli dell’insegnante e di conseguenza egli sarà sempre titubante e mai indipendente nel viaggio attraverso il mondo della parola scritta.
    Ritengo che un modo per motivare alla produzione letteraria possa essere quello, già in uso da molto tempo ma spesso dimenticato, di creare un libro con le poesie della classe da stampare e presentare ai genitori con un incontro, proprio come fanno gli scrittori veri. Questa spinta a sentirsi e viversi come veri scrittori e quindi come persone capaci di dire qualcosa sul mondo al mondo potrebbe favorire la voglia di scrivere. Quale bambino non vorrebbe essere trattato come un adulto?
    Inoltre offrire il modello dello scrittore come una delle possibili professioni future potrebbe catturare le fantasie di uno di loro e chi lo sa, magari potremmo aver contribuito a creare il prossimo Italo Calvino, John Fante, Stephen King… etc

  2. Concordo con le mie compagne sul fatto che questo sia un tema molto delicato e complesso. Personalmente ritengo che i testi, sia poetici che narrativi, dei bambini non debbano essere valutati formalmente. In particolare credo non debbano essere valutati gli aspetti grammaticali, sono altre le attività attraverso le quali lavorare sugli aspetti sintattici e ortografici della lingua scritta.
    Come hanno già detto altre ragazze, ciò che deve essere valutato, e auto-valutato da parte del singolo bambino, è il percorso compiuto nel corso degli anni scolastici. Quali cambiamenti sono avvenuti nel processo di produzione di un testo? Come si sono evolute nel tempo le competenze di pianificazione, stesura e revisone di un testo?
    Questi cambiamenti saranno favoriti anche dal confronto con i testi scritti dai compagni, da bambini di altre classi e scuole.
    Riguardo al confronto fra i testi scritti dai bambini della stessa classe, penso che bisognerebbe porre una grande attenzione a non adottare degli atteggiamenti che possano far nascere in alcuni bambini un senso di inferiorità nei confronti di altri compagni ritenuti più bravi a scrivere. Per evitare che si creino situazioni di questo genere ma, allo stesso tempo, per valorizzare gli scritti dei bambini (aspetto che ritengo fondamentale) e promuovere un confronto positivo, una soluzione potrebbe essere quella da noi adottata durante il corso, ossia di fiirmare i propri scritti con uno pseudonimo letterario scelto dai bambini.

  3. Quello della valutazione è sicuramente un tema molto sentito, ma, allo stesso tempo, anche piuttosto complesso.
    Ciò che io eviterei, per quanto riguarda i prodotti letterari dei bambini, è il voto numerico: lo trovo riduttivo e soprattutto rischia di dare delle “etichette” ai bambini, di far percepire loro la sensazione che “scrivano da 6”. L’insegnante potrebbe analizzare il testo insieme all’alunno per fargli delle osservazioni, dargli dei suggerimenti, porgli delle domande, senza essere troppo recidivo e soprattutto (quante volte mi è successo, anche al Liceo!), senza modificare il significato di ciò che l’alunno ha scritto, perchè è parte di lui, del suo pensiero e della sua sensibilità. Questo porterebbe poi, man mano, al processo di auto-valutazione e di co-auto valutazione con i compagni, in modo che sia una pratica abituale, non un’eccezione da mettere in pratica una volta al mese.
    Ciò che trovo difficile, a cui faccio fatica a pensare, è la valutazione delle poesie, o la NON valutazione delle poesie. Di fronte a questo genere letterario farei fatica, non so esattamente come comportarmi, che tipo di consigli dare ai bambini, che correzioni fare. Rispetto ad un tema, ad un testo narrativo, trovo che la poesia sia un genere più “intimo”, che tocca corde ancora più private e sensibili dei bambini, quindi non saprei esattamente come procedere in questo caso.

  4. Molti aspetti importati sono già stati toccati dalle compagne.
    Gli oggetti letterari prodotti dai bambini sono soggettivi, sono parte di loro e del loro essere; quindi assegnando uno sterile voto si rischia di far perdere ai bambini la magia dello scrivere e dell’esprimere se stessi.
    Penso si possa far leva sull’autovalutazione dei bambini che può passare dal confronto con i compagni.

  5. In aggiunta agli interventi delle compagne, vorrei dire che valutare le poesie dei bambini , a mio parere, significa spostare l’attenzione dal processo al prodotto, significa scegliere di motivare l’apprendimento attraverso una motivazione estrinseca piuttosto che intrinseca, rinunciando così alla possibilità di far apprendere per il solo piacere di imparare. Valutare un testo poetico potrebbe rischiare di bloccare l’espressione, l’originalità e la spontaneità dei bambini. Più che di valutazione , parlerei di consigli da dare al bambino, facendo sì che siano avvertiti come tali, per aiutarlo a migliorare la propria poesia, il proprio testo; è significativo l’atteggiamento con cui ci si pone dinnanzi ad un oggetto letterario di un bambino: se la valutazione è data sotto forma di suggerimento, consiglio, per aiutare l’allievo a migliorare se stesso , allora sono d’accordo nel darla; se invece la valutazione esprime semplicemente un parere dell’insegnante ed è utile solo per avere un voto in più sul registro, allora direi che bisogna evitarla in tutti i modi. E’ importante inoltre la condivisione degli oggetti letterari scritti da bambini, onde evitare che questi , dopo essere stati letti dall’insegnante, rimangano dei semplici esercizi svolti per restare intrappolati tra le pagine del proprio quaderno.

  6. Trovo molto giuste le considerazioni delle mie compagne, con le quali concordo pienamente sul tema della valutazione.
    Ritengo infatti che gli oggetti letterari, i testi narrativi, le poesie, tutto ciò che viene elaborato dai bambini sia arte. E in ciò arte e oggetti letterari sono estremamente soggettivi. Come è possibile valutare un quadro? O una poesia? Qualcuno rimarrebbe meravigliato, qualcun altro invece non ne capirebbe l’andamento, e dunque come possiamo comportarci noi future maestre? Anche secondo me non bisognerebbe valutare gli scritti dei bambini, se non dando loro un giudizio che si esprima in un feedback a loro utile. In questo modo si incentiva la scrittura senza reprimere per un voto negativo.
    Ad esempio si potrebbero leggere gli oggetti letterari dei bambini in classe, o esporli in modo che tutti i membri della classe possano leggerli e vederli e poi permettere a tutti loro di commentare i lavori dei compagni, con consigli, apprezzamenti…magari scrivendo i loro pareri su un bigliettino poi raccolto.

  7. Ho letto con molto interesse le proposte delle mie compagne. Concordo pienamente con ciò che ha detto Romina; la domanda deve essere rivolta maggiormente al “perché” noi valutiamo. Mi sembra che ponendoci questa questione diamo alla valutazione un senso. Che senso ha per noi? Quale per i bambini? Sicuramente, come ci hanno insegnato in questo corso di studi, si valuta in base all’obiettivo che ci si pone, in base alla meta che si cerca di raggiungere. Detto ciò mi sembra una questione complessa alla quale non so dare una risposta precisa e definita.
    Sottovalutare, non fare caso agli errori grammaticali, però, lo reputo un po’ riduttivo. All’inizio forse potrebbe essere un atteggiamento funzionale, soprattutto nella fase in cui si deve far avvicinare i bambini al mondo della scrittura, ma, con il procedere del tempo, si dovrebbe porre attenzione a questa parte forse un po’ più noiosa ma comunque importante. Concludendo bisognerebbe trovare una via di mezzo che favorisca l’interesse, la curiosità e la voglia di scrivere mantenendo nello stesso tempo un “controllo” anche sugli aspetti più spiacevoli.

  8. ho voluto dare qualche idea concreta anche sulla base di ciò che diceva Romina e con cui sono pienamente d’accordo

  9. Difficile questa domanda. Se mi baso sul percorso di studi fatto fino ad ora penso che ci siano vari modi per valutare e vari tipi di valutazione, anche l’autovalutazione ad esempio è una valutazione. Come ci hanno sempre insegnato si valutano i processi e non i prodotti! Quindi perché non fare che ogni bambino prova ad autovalutare il suo percorso dalle prime produzioni alle ultime. Forse voi obbiettare che un bambino non è capace di autovalutarsi, in effetti è molto difficile essere autovalutarsi sia per noi che per dei bambini ma ci sono delle modalità per farli ragionare su sé stessi. Si potrebbe magari farli ragionare su che cosa è cambiato da prima, dal rapporto che prima avevano con lo scrivere e poi alla fine del percorso. Si potrebbe ad esempio proporre un questionario iniziale ai bambini per indagare come la pensano e poi fare lo stesso alla fine di un percorso dove si è lavorato sulla scrittura creativa. Altr modalità è la valutazione collettiva, ad esempio mettendo dei post-it sulla poesia/fiaba che tra le produzioni dei nostri compagni ci è piaciuta di più. Non so’, sono solo delle idee che possono benissimo essere messe in crisi, dovrei provarle in pratica per verificare il loro senso e la loro efficacia.

  10. Se vogliamo che i bambini scrivano con piacere e liberino il loro vissuto emotivo all’interno delle loro opere, come abbiamo detto in classe, non dobbiamo correggere la grammatica, la sintassi e tutte le altre cose che di norma si valutano. Che cosa valutare dunque? La creatività? L’originalità? E con quali criteri? A mio avviso, non è questa la strada da percorrere. Il concetto stesso di “valutazione” va messo in crisi quando si tratta delle opere scritte dai bambini. Forse, ma è solo la mia opinione, la domanda non dovrebbe essere sul “come” valutiamo, ma sul “perché”. Mettere un voto o comunque dare un giudizio è funzionale a ciò che vogliamo provocare nei bambini? Come faranno a sentirsi liberi di esprimersi se sanno che verranno valutati? Un’opera letteraria è una parte dell’autore che la produce e il giudizio difficilmente può cadere sul prodotto senza scalfire anche l’integrità del costruttore. Se valutare deve essere solo un modo per assicurarsi che i bambini svolgano con cura il compito, sotto lo spettro di un giudizio, allora forse c’è qualcosa che non va. Se facciamo capire ai bambini quanto è meraviglioso e stimolante scrivere, saranno loro stessi a volerlo fare al meglio. E allora a noi non resterà il compito di valutare un testo, ma se mai l’evoluzione che il singolo bambino compie tra la stesura di un testo e un altro. Una valutazione del processo più che del prodotto e una valutazione in positivo che non sottolinea mancanze con la penna rossa ma evidenzia un percorso di crescita.

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